Formazione "il FIGLIO dell'UOMO" ARGOMENTO dalla STAMPA QUOTIDIANA

FORMAZIONE

il FIGLIO dell'UOMO

ONLUS - ASSOCIAZIONE CATTOLICA

E-mail: studiotecnicodalessandro@virgilio.it

Siti Internet: http://www.cristo-re.eu ; http://www.maria-tv.eu ;

http://www.vangeli.net ; http://www.mondoitalia.net ;

http://www.web-italia.eu ; http://www.engineering-online.eu;

2009 dal 5 al 12 Aprile

8a SETTIMANA MONDIALE della Diffusione in Rete Internet nel MONDO de

" i Quattro VANGELI " della CHIESA CATTOLICA , Matteo, Marco, Luca, Giovanni, testi a lettura affiancata scarica i file cliccando sopra Italiano-Latino Italiano-Inglese Italiano-Spagnolo

L'ARGOMENTO DI OGGI

Aderite all"

ORDINE LAICO dei " CAVALIERI del FIGLIO dell'UOMO" per VIVERE il VANGELO, Diventate CAVALIERI del FIGLIO dell'UOMO vivendo la Vostra VITA in FAMIGLIA e sul LAVORO secondo VIA, VERITA' VITA

dai GIORNALI di OGGI

GAZA: COLPITO ANCORA UN EDIFICIO ONU, SCUOLA

2009-01-17

Ingegneria Impianti Industriali

Elettrici Antinvendio

ST

DG

Studio Tecnico

Dalessandro Giacomo

SUPPORTO ENGINEERING-ONLINE

                                         

 

 

L'ARGOMENTO DI OGGI

 

 

 

       

 

CORRIERE della SERA

per l'articolo completo vai al sito

http://www.corriere.it

2009-01-16

E' la quarta volta che viene centrata una sede delle Nazioni Unite

Colpita una scuola dell'Onu a Gaza:

sei morti, tra cui una donna e un bambino

L'edificio era pieno di profughi. sono rimaste ferite altre 11 persone e in alcune aule è divampato un incendio

La scuola dell'Onu sotto il tiro israeliano (Afp)

GAZA - Un attacco isareliano ha fatto almeno sei morti in una scuola gestita dall'Onu nel nord della Striscia di Gaza. Tra le vittime ci sono una donna e un bambino. Nell'attacco contro l'edificio di Beit Lahiya, che era pieno di profughi, sono rimaste ferite altre 11 persone e in alcune aule è divampato un incendio. Attorno alla scuola erano in corso combattimenti tra i tank israeliani e i miliziani di Hamas. Un portavoce dell'esercito dello Stato ebraico ha riferito che sta verificando la notizia sul numero delle vittime nella scuola. L'attacco è arrivato a poche ore dalla riunione del gabinetto di sicurezza israeliano che oggi dovrebbe approvare un cessate il fuoco unilaterale dopo l'impegno di Washington e del Cairo a fermare il contrabbando delle armi dal confine egiziano.

È la quarta volta che il fuoco israeliano colpisce una scuola gestita dall'Unrwa, l'agenzia dell'Onu per i profughi palestinesi, nelle tre settimane dell'offensiva Piombo fuso. Il 6 gennaio 43 persone erano rimaste uccise nell'attacco di un tank contro una scuola di Jabaliya, nel nord della Striscia. "È una nuova dimostrazione che della fatto tragico che non ci sono posti sicuri a Gaza", ha commentato un portavoce dell'Unrwa, Christopher Gunness, "neppure una struttura dell'Onu lo è, non c'è un posto per fuggire".

ANCORA 50 RAID NELLA STRISCIA DI GAZA - In altre zone della Striscia di Gaza sono quattro i palestinesi morti negli oltre 50 raid israeliani: tra le vittime anche un bambino di due anni. Presi di mira i tunnel da cui transitano armi, postazioni per il lancio di razzi e luoghi in cui si sospetta vi fossero arsenali nascosti, tra cui una moschea.

17 gennaio 2009

 

 

 

 

Sotto il fuoco dei mitra israeliani

nella terra di nessuno della Striscia

Decine di proiettili colpiscono l’automobile e ci sfiorano

Attacco israeliano a Gaza City (Afp)

Attacco israeliano a Gaza City (Afp)

NETZARIM (Gaza) — C'è, nel mezzo della striscia di Gaza, un'area larga meno di un chilometro che da un paio di settimane è stata per lo più chiusa dagli israeliani al passaggio dei palestinesi. Corre dal confine con Israele sino al mare per circa 10 chilometri e combacia con i resti della vecchia colonia ebraica di Netzarim, evacuata da Israele assieme a tutti gli altri insediamenti della regione il 10 settembre 2005. Divide Gaza in due. Non ha leggi precise. Talvolta si passa senza problemi e in un altro momento ti sparano contro.

Ieri abbiamo cercato di passare attraverso questa regione. Senza riuscirci. Partiamo verso le quindici, con l'autista e il traduttore palestinesi, da Khan Yunis direzione Gaza city centro. Sono una ventina di chilometri. Sappiamo che i giornalisti qui non sono graditi da Gerusalemme. Ma prima della partenza chiamiamo Daniel Seaman, il direttore dell'Ufficio Stampa, il quale indirizza ad Avital, addetta ai media dell'esercito. E la risposta è abbastanza chiara: "Noi non possiamo garantire la vostra incolumità al cento per cento. E' regione di guerra. Ma abbiamo avvisato i comandi, che hanno avvertito le unità sul posto. Diteci il percorso, tipo di mezzo e orari". E così avviene. La nostra Mercedes scassata è color amaranto, ci dicono che non servono le insegne della stampa. Il percorso che segnaliamo è quello che segue Salahaddin, la provinciale che passa per l'incrocio di Netzarim sul lato orientale. Pochi minuti percorsi lentamente, dopo i campi profughi di Dir El Balah e Al Bureij. La strada è vuota, attorno la case sono devastate dalle bombe, ogni tanto passa sulla nostra testa un proiettile di tank che finisce verso Gaza. Brucia un bidone dell'acqua in plastica situato sul tetto di un palazzo ridotto a gruviera. In questa zona, sapremo dopo, è appena stata sterminata una famiglia: mamma e 5 bambini dai 7 ai 12 anni.

Improvvisamente davanti alla Mercedes una barricata di terra e sassi sbarra la via. Le prime case di Gaza sono forse a 200 metri. Sulla destra, appostati su un terrapieno distante un'ottantina di metri, si vedono gli elmetti dei soldati israeliani coperti di foglie mimetiche. Sono i primi che incontriamo da quattro giorni a Gaza. Usciamo dall'auto e in ebraico e inglese urliamo: "Itonaiim, itonaiim italkim, press, stampa italiana". E' un attimo. Loro rispondono a mitragliate alzo zero. Colpi secchi, mirati per uccidere, colpiscono le portiere, i finestrini laterali, che vanno in frantumi assieme al lunotto posteriore. Tre proiettili entrano dal tetto e si conficcano nei sedili, altri passano il baule. Altri ci sfiorano alla testa e al torace per pochi centimetri. Tra le dieci e le quindici pallottole colpiscono la Mercedes. Noi ci buttiamo a terra. Urliamo. E urliamo ancora terrorizzati, sorpresi, sbalorditi. Autista e traduttore, entrambi sui 25 anni, si sentono traditi e gridano: "L'avevamo detto noi che degli israeliani non ci si può fidare". Le mitragliate continuano, si mischiano al rombo delle cannonate sull'intera zona. I tank sparano dalla regione di confine con Israele verso le zone abitate lungo la fascia costiera. Un paio di abitazioni prendono fuoco.

Ogni tanto urliamo da dietro una duna di terriccio verso la postazione israeliana, loro rispondono a mitragliate che si infrangono un paio di metri da noi. La Mercedes resta immobi-le, vuota in mezzo alla strada, il motore ancora acceso. Poi avviene qualche cosa di strano. Per telefono Avital dice che possiamo andarcene, salire in auto e tornare a Khan Yunis. "L'unità è stata avvisata, non vi spareranno", assicura. Con mossa rapida si fa manovra per tornare indietro. Ma sono trascorsi forse cinque secondi e i colpi riprendono più fitti di prima. L'auto è colpita ancora al tetto, sul cofano. Ci ributtiamo a terra. Ancora chiamiamo Avital. "Non so. Non capisco, occorre che l'ordine arrivi dai comandi superiori alla pattuglia avanzata", dice preoccupata. L'incubo delle burocrazie militari. Ma anche, per una volta, capire le paure palestinesi. Il trovarsi di fronte a fucili che sparano e sparano, anche se pensi di non essere un obbiettivo, che a te non possono fare male perché sei ovviamente un civile. Alla fine, sono le cinque del pomeriggio, comincia a imbrunire, Avital sempre per telefono ci dice di sventolare le nostre giacche. "Loro vi segnaleranno che potete andare ". E così avviene. Via, via di corsa verso Khan Yunis. Avital chiama per sincerarsi che ce l'abbiamo fatta. Nel campo profughi palestinese siamo accolti in trionfo. "Sahafi shahid" (giornalista martire), dicono ridendo. Per una volta anche un occidentale ha provato quello che provano loro, sulla sua pelle.

Lorenzo Cremonesi

17 gennaio 2009

 

 

 

Accordo con gli Usa per fermare il contrabbando di armi verso la striscia

Israele: "Pronti a tregua unilaterale"

Il governo potrebbe votare lo stop all'offensiva senza accettare formalmente l'intesa con Hamas

Morti a Gaza (Ap)

Morti a Gaza (Ap)

RAMALLAH - Il governo israeliano sta seriamente prendendo in considerazione l'opportunità di bloccare unilateralmente l'offensiva nella Striscia di Gaza invece di accettare un formale cessate-il-fuoco con Hamas, nei termini previsti dalla mediazione egiziana. Lo hanno riferito fonti politiche israeliane. Questa mossa priverebbe Hamas di ogni conquista di carattere politico che deriverebbe da un accordo di tregua, a partire dall'allentamento del blocco dell'enclave costiera. In ogni caso, l'esercito israeliano resterà nella Striscia di Gaza anche dopo l’entrata in vigore di un eventuale cessate il fuoco unilaterale. Israele ha deciso di porre fine all'operazione potendo contare sull'appoggio degli Stati Uniti e dell'Egitto nel contrastare il contrabbando di armi. A Washington, infatti il capo della diplomazia israeliana, Tzipi Livni, ha firmato con il segretario di Stato Usa, Condoleezza Rice, un momerandum d'intesa per il blocco del traffico di armi da parte di Hamas (uno degli aspetti più delicati del negoziato). Adesso l'Egitto sta valutando se organizzare un summit a breve tra il premier israeliano Ehud Olmert, il presidente egiziano, Hosni Mubarak e quello palestinese, Mahmoud Abbas.

ONU E USA - La novità è emersa al termine di una giornata fitta di incontri: l'attività diplomatica per fermare il conflitto prosegue infatti in modo incessante. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, si era dichiarato ottimista, affermando che una tregua nella Striscia di Gaza "è molto vicina". Affermazioni arrivate dopo l'incontro con il primo ministro palestinese Salam Fayyad nella "Muqata", il quartier generale dell'Autorità Nazionale Palestinese a Ramallah. Opinione condivisa da Condoleezza Rice, alla luce dell'intesa raggiunta a Washington. Il segretario di Stato Usa prevede che un cessate il fuoco sarà raggiunto "presto, molto presto", ma non è detto che avverrà prima dell'insediamento, martedì, del nuovo presidente degli Stati Uniti Barack Obama.

LE CONDIZIONI - Una mossa che porterebbe al superamento dell'impasse sulle ipotesi di cessate-il-fuoco: Israele pretende infatti che la tregua non abbia una scadenza, mentre Hamas vuole limitarla a un anno, e subordinarla al totale ritiro degli occupanti. Lo Stato ebraico reclama inoltre che il controllo sui valichi di confine dell'enclave torni alle forze di sicurezza dell'Autorità Nazionale Palestinese, in pratica agli uomini di al-Fatah, il partito da sempre rivale di Hamas. Il leader di quest'ultimo, lo sceicco Khaled Meshaal, aveva peraltro già respinto in blocco tutte le condizioni poste da Israele. Meshaal, intervenuto al vertice di emergenza in Qatar che non ha peraltro ottenuto l'avallo della Lega Araba a causa dell'opposizione di Egitto e Arabia Saudita, ha sollecitato i Paesi presenti a troncare qualsiasi rapporto con Israele: un invito cui si è unito il presidente siriano Bashar al-Assad e che è stato subito accolto da Qatar e Mauritania.

I PAESI ARABI - L'incontro in Qatar si è concluso con una "forte condanna di Israele per l'aggressione atroce a Gaza", accompagnata da un appello "alla fine dell'aggressione ed al ritiro immediato, globale e incondizionato dell'esercito israeliano". La dichiarazione finale "invita tutti i paesi arabi alla sospensione dell'iniziativa di pace araba del 2002, alla cessazione di qualsiasi forma di normalizzazione dei rapporti con Israele e alla revisione di tutti i rapporti economici" con lo stesso stato. Nel documento, che verrà presentato come raccomandazione al vertice arabo in programma in Kuwait il 19 ed il 20 gennaio prossimi, si "rigettano su Israele le responsabilità dei crimini di guerra" e si sollecita "a perseguire i responsabili israeliani perchè paghino indennizzi e siano sottoposti a processi". Il vertice di Doha coincide con un altro meeting sull'offensiva israeliana - alla sua terza settimana - dei ministri degli Esteri in Kuwait, a evidenziare le divisioni interne al mondo arabo tra Egitto, Arabia Saudita e i loro alleati da una parte, e Siria, Qatar e rispettivi alleati dall'altra, più vicini ad Hamas.

16 gennaio 2009

 

 

 

REPUBBLICA

per l'articolo completo vai al sito

http://www.repubblica.it/

2009-01-17

Colpita scuola Onu, due morti

Livni: "Sì a tregua ma se Hamas

attacca, l'offensiva riparte"

Israele prosegue i bombardamenti contro gli obiettivi di Hamas nella Striscia di Gaza, mentre i vertici dello stato ebraico si preparano per il voto decisivo sull'eventuale fine dell'offensiva militare scattata il 27 dicembre. Secondo le cifre diffuse dal Figaro francese i morti palestinesi per l'offensiva a Gaza sono 1.200, gli israeliani 13.

 

12:15 In serata conferenza stampa Olmert-Barak

Il primo ministro israeliano Ehud Olmert e il ministro della difesa Ehud Barak terranno una conferenza stampa questa sera dopo la riunione del gabinetto di sicurezza, che deve pronunciarsi su una tregua unilaterale a Gaza. Lo ha annunciato un alto responsabile del governo dello stato ebraico.

12:14 Accordo per la tregua dovrebbe essere firmato domani in Egitto

L'accordo di Israele con le parti internazionali per una tregua a Gaza dovrebbe essere ratificato domani in Egitto, a Sharm El Sheik, in un vertice a cui il Cairo sta invitando in queste ore alcuni tra i principali leader mondiali.

12:13 Ban esorta le parti a cessate il fuoco immediato

Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha esortato oggi da Beirut Israele e Hamas a mettere fine ai combattimenti "immediatamente", affermando che "le guerre non risolvono i conflitti in questa regione", il Medio Oriente. "Entrambe le parti devono mettere fine ai combattimenti immediatamente", ha detto Ban parlando al Parlamento libanese in una seduta boicottata dal movimento sciita Hezbollah, che ha accusato il segretario generale dell'Onu di "servire Israele". "Hamas deve smettere di lanciare razzi su Israele, e Israele deve porre fine alla sua offensiva e ritirarsi" dalla striscia di Gaza, ha detto Ban, aggiungendo che lo Stato ebraico deve ritirarsi dalle terre palestinesi e arabe che catturò nella guerra dei sei giorni del 1967.

12:02 Bilancio vittime: 1200 palestinesi, 13 israeliani

Secondo un bilancio aggiornato diffuso dal quotidiano francese Le Figaro, l'offensiva israeliana contro la Striscia di Gaza ha fatto a tutt'oggi 1200 morti palestinesi. Tra questi sono da contare 410 bambini e 100 donne (oltre a 5285 feriti). Secondo il centro palestinese per i diritti dell'uomo di Gaza il 65% delle vittime sono civili. Da parte israeliana si registrano 13 morti: dieci soldati e tre civili.

11:59 Livni contestata da giornalisti Usa

Il ministro degli esteri israeliano, Tzipi Livni, è rimasta sorpresa ieri notte da alcuni giornalisti che le hanno rivolto pesanti accuse e l'hanno bollata come "terrorista" per l'offensiva militare nella striscia di gaza. Lo scrivono i quotidiani Haaretz e Yediot Ahronot.

Il fuori programma è avvenuto al circolo della stampa di Washington, dove Livni ha sottoscritto un accordo di cooperazione con il segretario di Stato degli Stati Uniti, Condoleezza Rice, finalizzato alla prevenzione del contrabbando di armi dall'Iran ad Hamas. Uno dei giornalisti ha dato della "terrorista" a Livni e si è lamentato perchè lo stato ebraico sta impedendo ai giornalisti di coprire l'offensiva militare a Gaza. "Cos'è, siete come lo Zimbabwe?", ha detto un'altra donna al ministro degli Esteri israeliano. Ci sono stati attimi di tensione quando la scorta della Livni è sembrata sul punto di intervenire perchè una persona, che non si era presentata, ha iniziato ad accusare Israele per la morte di civili innocenti. Malgrado l'imprevisto, il ministro degli esteri dello stato ebraico ha mantenuto la calma e ha ribadito le tradizionali posizioni del Paese.

11:50 Santa Sede: "Onu spinga per cessate-il-fuoco"

"Solidarietà con i civili" e richiesta che venga applicata la risoluzione 1860 dell'otto gennaio, per "l'immediato e duraturo cessate il fuoco" e la "completa attuazione della assistenza umanitaria, senza impedimenti". Li ha chiesti l'osservatore permanente della Santa Sede all'Onu, mons. Celestino Migliore, intervenendo ieri a New York alla decima sessione speciale della Assemblea generale sul conflitto a Gaza. Il testo è stato diffuso dall'ufficio di mons. Migliore.

11:17 Papa invia aiuti per soccorrere i civili

Aiuti umanitari sono stati inviati a Gaza dalla Santa Sede per decisione di Benedetto XVI, che nelle scorse settimane "ha espresso più volte la Sua vicinanza ai nostri fratelli e sorelle che abitano nella Striscia di Gaza, i quali hanno già tanto sofferto a motivo del persistente conflitto che ha causato una grave crisi umanitaria". Lo rende noto il Pontificio Consiglio Cor Unum, il Dicastero della Santa Sede che ha il compito di realizzare le iniziative caritative del Pontefice che, precisa la nota, "ha inviato un suo segno personale e concreto per aiutare e sostenere la piccola ma fervente presenza cattolica a Gaza".

11:12 Ue, commissario Hubner: "Pressioni perché si torni al dialogo"

"L'Europa e il mondo intero sono impegnati a far sospendere il conflitto a Gaza e a far tornare le parti a dialogare. Se c'è la volontà di israeliani e palestinesi di sedersi ad un tavolo, allora si può arrivare ad una soluzione, altrimenti la sconfitta è certa per tutti". Lo ha dichiarato questa mattina il commissario europeo alle politiche regionali, la polacca Danuta Hubner, in visita ufficiale in Valle d'Aosta. "Quella di Gaza - ha aggiunto - è la questione da risolvere più difficile al mondo in questo momento storico. Per l'Europa è un dramma, una tragedia che abbiamo davanti agli occhi. E' indispensabile che si torni a dialogare".

11:03 Iniziata ad Assisi manifestazione della Tavola della pace

E' cominciata ad Assisi, alla presenza di centinaia di persone, la prima parte della manifestazione promossa dalla Tavola della pace contro la guerra a Gaza. Sono presenti fra gli altri Massimo D'Alema, Paolo Ferrero ed il presidente delle Acli Maurizio Olivero.

Nella Cittadella è in corso un dibattito che ha l'obiettivo di definire un piano d'azione per far cessare la guerra e ricostruire la pace in quei territori. Durante l'incontro sono previsti collegamenti telefonici con Gaza e Sderot (Israele), Gerusalemme, Bagdad e Nairobi. L'assemblea dovrebbe concludersi intorno alle 13.30, poi partirà un corteo che giungerà davanti alla Basilica di San Francesco, dove si svolgerà la manifestazione finale.

10:57 Protesta Hezbollah contro visita Ban a Beirut

Il movimento sciita libanese Hezbollah ha organizzato oggi un manifestazione a Beirut per protestare contro la visita in Libano del segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, che lo stesso Hezbollah accusa di "servire Israele". "Non ci puoi prendere in giro, Ban Ki-moon", ha scandito Mahmoud Qomati, un alto esponente di Hezbollah, nel corso della manifestazione davanti alla sede dell'Onu a Beirut, a cui hanno partecipato alcune centinaia di sostenitori del movimento sciita e di altri partiti politici.

"Dovevi intervenire il primo giorno per fermare l' aggressione (israliana) a Gaza, non 22 giorni dopo e solo per servire Israele e aiutarlo a uscire dallo stallo", ha aggiunto Qomati.

10:51 Ministro esteri ceco oggi al Cairo

Il ministro degli esteri ceco, Karel Schwarzenberg, il cui Paese detiene la presidenza di turno dell'Ue, andrà oggi al Cairo dove è in corso il negoziato per siglare il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Lo ha reso noto il ministero degli Esteri a Praga.

10:19 Stasera Abu Mazen da Mubarak

Stasera arriverà al Cairo il presidente palestinese, Abu Mazen (Mahmud Abbas), per un colloquio con il presidente egiziano, Hosni Mubarak. Ne danno notizia fonti della presidenza egiziana. Domani i due leader dovrebbero partire per il Kuwait, dove lunedì si terrà un vertice economico arabo - già programmato da tempo - con una sessione dedicata ai contatti in corso per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Dal ministero degli esteri è stato invece smentito che domani possa tenersi un minivertice Mubarak-Abu Mazen-Ehud Olmert (il primo ministro israeliano), come era stato annunciato ieri da una radio israeliana.

10:07 Hamas: "Non cederemo le armi anche dopo stop Israele"

Hamas assicura che non cederà le armi anche dopo lo stop unilaterale israeliano all'offensiva a Gaza. In attesa della decisione a Gerusalemme del governo israeliano su un cessate il fuoco unilaterale, arriva dal Cairo, per bocca di uno dei leader del movimento islamico, Osama Abu Hemdan, la minaccia dell'organizzazione palestinese. "Abbiamo sentito di un cessate il fuoco unilaterale, ma qualsiasi cosa che non preveda la fine dell'aggressione, il ritiro, l'apertura dei valichi e la revoca del blocco vuol dire la continuazione del confronto", ha detto Hamdan ad una manifestazione a Beirut organizzata per esprimere sostegno a Gaza. "Non siamo stati sconfitti, la battaglia non è finita e non finirà con la fine dell'aggressione, ma bensì con la fine dell'occupazione", ha detto Hamdan.

10:05 Messaggio Iran per l'uccisione del ministro di Hamas

Il ministro degli Esteri iraniano, Manuchehr Mottaki, ha inviato un messaggio di condoglianze ad Hamas per l'uccisione di un suo ministro nella Striscia di Gaza nei raid israeliani, affermando che Israele è "disperato" e per questo ricorre a queste azioni. "Il regime sionista è disperato e ora persegue una politica di uccisione di importanti figure palestinesi per coprire le sue sconfitte e migliorare il basso morale fra le sue truppe", afferma Mottaki nel messaggio, pubblicato oggi dal quotidiano Tehran Times.

09:17 Tsahal: Colpiti 50 obiettivi, razzi su Israele

Esercito, aviazione e marina di Israele hanno colpito la scorsa notte una cinquantina di obiettivi nella Striscia di Gaza, secondo un comunicato di stamani del portavoce militare dello stato ebraico. Sono stati inoltre demoliti 14 tunnel usati per contrabbandare armi, quattro depositi di munizioni, tre bunker, due depositi di carburante e due moschee che, secondo il portavoce, contenevano armi ed esplosivi. In Israele almeno quattro razzi, due dei quali di tipo Grad, sono caduti in diverse località nel Neghev e nei pressi di Beer Sheva senza causare vittime, ma solo danni a uno stabile.

08:25 Livni: "Sì a tregua, ma se Hamas attacca offensiva riparte"

Tzipi Livni conferma l'indiscrezione secondo la quale il governo israeliano si appresta a fermare unilateralmente l'offensiva a Gaza ma avverte: "Se Hamas rialzerà la testa reagiremo con forza". Il ministro degli Esteri dello Stato ebraico, riporta il sito web di Yedioth Ahronoth, ha avvertito il movimento di resistenza islamico che le truppe israeliane resteranno con il dito sul grilletto "perchè non abbandoneremo il nostro destino nelle mani degli stranieri (gli osservatori internazionali)". Livni ha quindi ribadito che uno dei punti irrinunciabili per Israele è il ritorno a casa del caporale Gilad Shalit, catturato dai miliziani palestinesi il 25 giugno del 2006.

08:23 Colpita scuola Onu, morti due bambini

Sono almeno due le persone rimaste uccise - due fratellini -, nella scuola gestita dall'Onu colpita da una cannonata israeliana a Beit Lahiya, nel nord della Striscia di Gaza. Un primo bilancio, poi corretto, riferiva di sei morti. Lo ha riferito il portavoce dell'Unrwa, l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi. Nella scuola al momento dell'attacco c'erano 1.600 persone che cercavano riparo.

 

 

 

 

Mubarak invita Olmert e Abu Mazen, ma anche Usa, Onu, Italia, Francia e Germania

Una flotta Nato controllerà i mari della Striscia e il Mar Rosso

Gaza, la pace verrà firmata domani

L'Egitto vuole un vertice a Sharm El Sheik

di VINCENZO NIGRO

Gaza, la pace verrà firmata domani L'Egitto vuole un vertice a Sharm El Sheik

ROMA - La guerra di Gaza si avvicina alla fine: questa sera il governo israeliano dovrebbe ratificare formalmente il cessate-il-fuoco che è già stato approvato dalla trojka Olmert-Livni-Barak. L'accordo con le parti internazionali dovrebbe essere poi ratificato domani in Egitto, a Sharm El Sheik, in un vertice a cui gli egiziani stanno invitando in queste ore alcuni tra i principali leader mondiali.

Oltre all'israeliano Olmert, all'egiziano Mubarak e al presidente dell'Autorità nazionale palestinese Abu Mazen, l'Egitto vorrebbe avere a Sharm il segretario dell'Onu Ban Ki Moon, il segretario di Stato Usa Condoleezza Rice, e i capi di governo di Russia, Francia, Germania, Italia e Turchia, assieme ad altri. Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi avrebbe cancellato tutti i suoi impegni per domani per tenersi pronto a volare in Egitto dalla Sardegna.

Il summit di Sharm el Sheik non sarebbe solo una cerimonia, un evento per i media e le televisioni. In assenza di Hamas e di leader del fronte radicale (Siria e Iran), la riunione sarebbe il segnale politico necessario per sancire uno dei risultati più delicati della tregua, la creazione di una forza "di interposizione" o "di controllo" che sigilli il confine tra Egitto e Gaza per impedire il contrabbando di armi verso Hamas. Per questo gli egiziani vorrebbero avere un buon numero di leader mondiali a Sharm. Tra l'altro l'Egitto ha bisogno di "annegare" il suo accordo con Israele e le strette di mano tra Olmert e Mubarak in una scenografia più ampia, in cui siano presenti altri leader mondiali.

Venerdì a Washington Condoleezza Rice e il ministro degli Esteri israeliano Tzipi Livni avevano firmato un primo accordo Usa-Israele in cui gli americani si impegnano bilateralmente a fare di tutto per bloccare i rifornimenti di armi verso la striscia di Gaza. La Livni ha commentato la firma dicendo che "si tratta di un salto di qualità nella lotta al contrabbando delle armi per Hamas: si parla di operazioni militari e di intelligence da svolgersi nel Mar Mediterraneo, nel Golfo Persico, nel Mar Rosso e anche di fronte all'Africa Orientale, e non solo lungo il confine fra Egitto e Gaza".

Secondo fonti diplomatiche sentite da "Repubblica", la Nato sta valutando la possibilità di impegnare una sua flotta per il controllo dei mari al largo di Gaza e nel Mar Rosso; da tempo le unità dell'Alleanza Atlantica sono impegnate nel Mediterraneo orientale (crisi Libano, missioni anti-terrorismo, missioni anti-pirateria), per cui la nuova missione troverebbe la Nato pronta a un impegno in cui la stessa Italia potrebbe svolgere un ruolo di rilievo.

(17 gennaio 2009)

 

 

L'UNITA'

per l'articolo completo vai al sito

http://www.unita.it

2009-01-17

Gaza, colpita una scuola dell'Onu Almeno sei morti

Mentre una tregua appare ormai questione forse solo di ore, le forze armate israeliane hanno continuato venerdì notte e sabato mattina a martellare obiettivi diversi nella striscia di Gaza dove due bambini sono stati uccisi quando è stata colpita una scuola dell' Unrwa (l'Agenzia dell'Onu per i rifugiati palestinese) a Bet Lahiya. È la quarta volta che il fuoco israeliano colpisce una scuola gestita dall'Unrwa, l'agenzia dell'Onu per i profughi palestinesi, nelle tre settimane dell'offensiva Piombo fuso. Il 6 gennaio 43 persone erano rimaste uccise nell'attacco di un tank contro una scuola di Jabaliya, nel nord della Striscia. "È una nuova dimostrazione che della fatto tragico che non ci sono posti sicuri a Gaza", ha commentato un portavoce dell'Unrwa, Christopher Gunness, "neppure una struttura dell'Onu lo è, non c'è un posto per fuggire".

Il gabinetto per la sicurezza nazionale è stato intanto convocato per questa sera dal premier Ehud Olmert per decidere se proclamare una tregua unilaterale. A Gaza il portavoce dell'Unrwa Adnan Abu Hasna, ha detto che la scuola è stata colpita da un proiettili di carro armato e che oltre ai due fratellini uccisi, sono state ferite 14 persone inclusa la madre dei due bambini. Un portavoce militare israeliano ha detto che è in corso una verifica delle accuse dell'Unrwa. Il direttore dei servizi di pronto soccorso palestinesi a Gaza, Muawiyah Hassanein, ha detto che in tre settimane di combattimenti sono morti 1.199 palestinesi, 410 dei quali bambini, e 5.300 sono stati feriti. Nello stesso periodo sono stati uccisi dieci soldati e tre civili israeliani da fuoco palestinese.

Nel corso della notte e stamani, ha detto il portavoce militare, esercito, aviazione e marina hanno colpito una cinquantina di obiettivi, inclusi bunker, tunnel sotterranei per il contrabbando di armi e due moschee che contenevano armi ed esplosivi. In Israele sono caduti oggi almeno quattro razzi nel Neghev occidentale e vicino a Beersheva. Non ci sono state vittime ma è stata danneggiata una casa.

La decisione israeliana su una tregua unilaterale, che stando a diverse indicazioni dovrebbe essere positiva, sarebbe una conseguenza del memorandum di intesa concluso ieri a Washington tra Israele e Stati Uniti per prevenire il contrabbando di armi dall' Iran a Hamas e degli intensi sforzi dell' Egitto. Quest'ultimo, a quanto risulta, avrebbe proposto una tregua di un anno per dare tempo alla diplomazia di consolidarla e il ritiro delle truppe israeliane da Gaza entro una settimana.

L' Egitto anzi, secondo la radio pubblica israeliana, si accingerebbe a indire nel prossimo futuro al Cairo o a Sharm El-Sheikh un 'summit' con la partecipazione di Israele, Autorità palestinese, Stati Uniti e stati europei. Da parte israeliana si sottolinea che il previsto cessate il fuoco è solo legato a negoziati con Egitto, Usa e altri attori ma non con Hamas e che Israele si riserva comunque il diritto di agire se non saranno onorate le sue esigenze in materia di sicurezza.

Una delegazione di Hamas ha al Cairo un incontro cruciale con Omar Suleiman, ministro responsabile dei servizi di sicurezza egiziani, che ha condotto i contatti con Israele e con Hamas per porre fine ai combattimenti a Gaza. A Beirut però un esponente di Hamas, Osama Hamdan, ha detto che il movimento islamico continuerà a combattere con Israele, anche se quest'ultimo dovesse proclamare un cessate il fuoco unilaterale, se le sue condizioni minime non saranno soddisfatte. A suo dire Hamas "non ha nulla di nuovo da offrire" per una tregua.

Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha esortato oggi da Beirut Israele e Hamas a mettere fine ai combattimenti "immediatamente", affermando che "le guerre non risolvono i conflitti in questa regione", il Medio Oriente. "Entrambe le parti devono mettere fine ai combattimenti immediatamente", ha detto Ban parlando al Parlamento libanese in una seduta boicottata dal movimento sciita Hezbollah, che ha accurato il segretario generale dell'Onu di "servire Israele".

"Hamas deve smettere di lanciare razzi su Israele, e Israele deve porre fine alla sua offensiva e ritirarsi" dalla striscia di Gaza, ha detto Ban, aggiungendo che lo Stato ebraico deve ritirarsi dalle terre palestinesi e arabe che catturò nella guerra dei sei giorni del 1967. Il presidente del Parlamento libanese Nabih Berri ha dal canto suo detto a Ban che "al Medio Oriente sarebbero state risparmiate tutte queste guerre se le risoluzioni dell'Onu fossero state applicate".

Intantto aiuti umanitari sono stati inviati a Gaza dalla Santa Sede per decisione di Benedetto XVI, che nelle scorse settimane "ha espresso più volte la Sua vicinanza ai nostri fratelli e sorelle che abitano nella Striscia di Gaza, i quali hanno già tanto sofferto a motivo del persistente conflitto che ha causato una grave crisi umanitaria". Lo rende noto il Pontificio Consiglio Cor Unum, il Dicastero della Santa Sede che ha il compito di realizzare le iniziative caritative del Pontefice che, precisa la nota, "ha inviato un suo segno personale e concreto per aiutare e sostenere la piccola ma fervente presenza cattolica a Gaza". "Gli aiuti - continua il comunicato - sono stati inviati a Padre Manuel Musallam, Parroco della Chiesa della Santa Famiglia, alle Missionarie della Carità e ad altre Congregazione religiose, che sono al servizio delle persone più vulnerabili nella terra natale di Gesù, ora tragicamente colpita dalla morte, dalla sofferenza, dai danni materiali, mentre le popolazioni versano lacrime che invocano la pace".

E la fine delle ostilità e l'accesso immediato degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. È quanto ha chiesto ancora una volta la Santa Sede attraverso il proprio Osservatore permanente alle Nazioni Unite, mons. Celestino Migliore, intervenuto all'Assemblea generale dell'Onu, che ha approvato una risoluzione per l'immediato cessate il fuoco tra le parti in conflitto.

15 gennaio 2009

 

 

 

No al massacro di Gaza, Roma e Assisi in corteo per la pace

Assisi e Roma idealmente unite per Gaza con due manifestazioni per dire "No al massacro".

La prima, promossa dalla "Tavola della pace" contro la guerra nella Striscia di Gaza è Iniziata in mattinata alla presenza di centinaia di persone tra cui Massimo D’Alema, Paolo Ferrero, e il presidente delle Acli Maurizio Oliviero. Un dibattito nella Cittadella con l'obiettivo di definire un piano d'azione per far cessare la guerra e ricostruire la pace in quei territori. E in più un filo diretto con Gaza, Sderot, Gerusalemme, Baghdad e Nairobi.

A seguire il corteo che dalle 13.30 sfila per le strade di Assisi per giungere davanti alla Basilica di San Francesco per la manifestazione finale. Ad aderire alla Marcia pacifista più di mille associazioni, tra cui l’Arci, Pax Christi, Libera, Legambiente, amministrazioni locali e forze politiche. Alcune di queste, come Prc e Fiom hanno dato la loro adesione ad entrambe le manifestazioni non senza qualche polemica. Per Paolo Ferrero, infatti, sarebbe stata "necessaria una sola manifestazione e non due come oggi". Ma il segretario di Rifondazione, come la Fiom, ha assicurato la sua partecipazione nel pomeriggio anche al corteo di Roma e ha aggiunto che "esseri qui credo non sia solo un problema della sinistra ma di ogni persone di buon senso e di buona volontà".

Parte da Piazza Vittorio, centro della Roma multietnica alle 15,30, per arrivare a Porta San Paolo, simbolo della Resistenza romana, invece, la manifestazione nazionale di solidarietà "Fermiamo il massacro dei palestinesi di Gaza" promossa dalla comunità palestinese. A scendere in piazza, secondo gli organizzatori, sono in centomila tra cui il Forum Palestina, il Prc e la Fiom, Sinistra critica, Pdc, la Rete dei comunisti e Partito comunista dei lavoratori.

Insomma, due città, due cortei per dire un solo "No" ai bombardamenti e un solo "Si", alla pace.

17 gennaio 2009

 

 

il SOLE 24 ORE

per l'articolo completo vai al sito

http://www.ilsole24ore.com

2009-01-17

Gaza, colpita scuola Onu

Israele decide oggi sulla tregua

17 gennaio 2009

L'attacco dei carri armati israeliani ha fatto almeno sei morti in una scuola gestita dall'Onu nel nord della Striscia di Gaza. Lo hanno riferito medici palestinesi. Un primo colpo sparato dai tank ha ucciso una donna e suo figlio nell'edificio di Beit Lahiya, che era pieno di profughi. Altri colpi sono stati sparati mentre la gente tentava di fuggire dalla scuola, in cui era divampato un incendio, e sono morte altre quattro persone. Almeno una decina i feriti. Attorno alla scuola erano in corso combattimenti tra i tank israeliani e i miliziani di Hamas. Un portavoce dell'esercito dello Stato ebraico ha riferito che sta verificando la notizia sul numero delle vittime nella scuola.

È la quarta volta che il fuoco israeliano colpisce una scuola gestita dall'Unrwa, l'agenzia dell'Onu per i profughi palestinesi, nelle tre settimane dell'offensiva Piombo fuso. Il 6 gennaio 43 persone erano rimaste uccise nell'attacco di un tank contro una scuola di Jabaliya, nel nord della Striscia. Sono 45mila i palestinesi che hanno trovato rifugio nelle scuole gestite dall'agenzia dell'Onu. "Questo attacco è una nuova dimostrazione che della fatto tragico che non ci sono posti sicuri a Gaza", ha commentato un portavoce dell'Unrwa, Christopher Gunness, "neppure una struttura dell'Onu lo è, non c'è un posto per fuggire".

L'attacco è arrivato a poche ore dalla riunione del gabinetto di sicurezza israeliano che oggi dovrebbe approvare un cessate il fuoco unilaterale dopo l'impegno di Washington e del Cairo a fermare il contrabbando delle armi dal confine egiziano. Ma Hamas per bocca del suo responsabile Oussama Abou Hamdane, ha fatto sapere che, anche in caso di tregua, nella Striscia di Gaza, lo "scontro" proseguirà.

In altre zone poi sono proseguiti i combattimenti che hanno fatto quattro vittime tra cui anche un bambino di due anni. Presi di mira i tunnel da cui transitano armi, postazioni per il lancio di razzi e luoghi in cui si sospetta vi fossero arsenali nascosti, tra cui una moschea.

 

 

 

 

Per Israele Hamas, sconfitto ma ancora in sella, può far comodo

dal nostro inviato Ugo Tramballi

17 Gennaio 2009

GERUSALEMME - "Mi auguro che stiamo entrando nella fase finale del gioco e stia per essere raggiunto l'obiettivo di una quiete nel Sud, sostenibile e durevole", dice Mark Regev, portavoce del premier israeliano. Detto così, la guerra che sta per finire sembra già un problema da archivio storico mediorientale. È difficile che dopo tre settimane di operazioni lo Stato ebraico e le forze armate più potenti della regione si accontentino di questo obiettivo. Non è solo per un "inalienabile diritto all'autodifesa" che Israele ha sfidato le critiche del mondo, colpito dal risultato finale dell'applicazione di questa necessità: più di mille morti contro 13. In realtà del conflitto di Gaza non è ancora chiaro quando e come finirà. Né quale fase inaugurerà: ogni guerra ha aperto nella regione una stagione nuova e più incerta di quella che l'aveva provocata.

Israele stravince

Andando oltre l'obiettivo dichiarato, gli israeliani non si accontentano di annichilire la struttura militare di Hamas e, impedito il suo riarmo attraverso l'Egitto, smilitarizzano la striscia di Gaza. A volte la vittoria va oltre quanto gli strateghi avevano previsto: la Guerra dei Sei giorni del 1967 è l'esempio più famoso. Oltre alla sua ala militare, dunque, viene sradicata anche quella politica. Il Partito islamico si riduce ai minimi termini e a Gaza torna la polizia dell'Autorità palestinese. Non è solo il sogno di Fatah: è l'obiettivo degli Usa, l'auspicio degli europei e l'inconfessabile speranza del modo arabo. L'intera regione avrebbe opportunità migliori per raggiungere una pace generale. Ipotesi improbabile.

Hamas resta al potere

Realizzando gli obiettivi originari, l'operazione iniziata tre settimane fa si chiude con la vittoria militare. Sconfitto e umiliato, Hamas resta al potere a Gaza. Forse è questo il vero scopo dell'operazione "Piombo fuso". Le Palestine restano due, entrambe smilitarizzate, ma ancora senza essere uno Stato. Entro qualche mese il processo di pace iniziato l'anno scorso ad Annapolis, si rimetterà in moto. Israeliani e palestinesi dovranno accordarsi su questioni controverse come le frontiere, la spartizione di Gerusalemme, il diritto al ritorno dei profughi palestinesi e le colonie ebraiche. L'esistenza di due realtà palestinesi, una buona e l'altra che ancora non riconosce l'esistenza di Israele, sarà di grande aiuto ai negoziatori israeliani. Difficile creare uno Stato solo di due Palestine così opposte. Ipotesi probabile.

Hamas non viene disarmato

Alle soglie di una sconfitta sul campo così evidente, una inopinata vittoria del partito islamico va precisata meglio. Dopo la tregua permanente o il ritiro di Tsahal da Gaza, ad Hamas basta lanciare un solo razzo su Israele per rinnovare la sua sfida. Per quanto la minaccia del Sud sia decisamente ridotta, la regione non è definitivamente pacificata. E l'operazione di Gaza assume qualche somiglianza fastidiosa con la guerra del Libano del 2006: quando Israele non vince è quasi come una sconfitta. Ipotesi non del tutto improbabile.

Netanyahu al Governo

In Israele si vota il 10 febbraio e la guerra non ha modificato l'essenza dei sondaggi. Kadima e Labour al Governo guadagnano seggi ma il Likud di Bibi Netanyahu resta il favorito. Il fronte dei partiti di destra e religiosi raggiunge molto più facilmente la maggioranza parlamentare del blocco di centro-sinistra. Ma in buona parte è una destra imbarazzante: militarista, ultraortodossa e razzista. Bibi sarebbe costretto a realizzare quello che in realtà desidera: guidare un Esecutivo di unità nazionale con Kadima e laburisti. Sarebbe lui a definire il passo della trattativa con i palestinesi: un ritmo più cauto, che non prevede l'immediata nascita di uno Stato. I palestinesi moderati non potrebbero dimostrare che la scelta della trattativa paga più della lotta armata. Hamas, se nel frattempo è riuscito a sopravvivere politicamente a Gaza, riconquista forza. Ipotesi possibile.

Arriva Obama

Finora è stato il solito Medio Oriente. Il nuovo presidente americano potrebbe inventarne uno nuovo. Nuovo approccio; nessun ostacolo ideologico alla trattativa con chiunque accetti i minimi requisiti di civiltà; revisione del significato di "mediatore onesto" capace di premere sui palestinesi come sull'antico alleato israeliano; collocazione della questione in un quadro più ampio di stabilizzazione dei conflitti regionali: Siria, Libano, Iraq, Iran. Si accettano scommesse.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

per l'articolo completo vai al sito

2009-01-14

http://www.avvenire.it

http://www.lastampa.it/redazione/default.asp

http://www.italysoft.com/news/famiglia-cristiana.html

http://www.italysoft.com/news/il-punto-informatico.html

 

 

per l'articolo completo vai al sito

2009-01-14

http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_homepage_03.php?IDCategoria=1

http://www.ilgiornale.it/

http://www.vatican.va/news_services/or/home_ita.html

 

 

 

 

 

 

per l'articolo completo vai al sito

2009-01-14

http://www.europaquotidiano.it/site/engine.asp

http://www.gazzetta.it/

http://www.corrieredellosport.it/

http://www.wallstreetitalia.com/

per l'articolo completo vai al sito

2009-01-14

http://www.panorama.it/

http://espresso.repubblica.it/

http://www.sorrisi.com/sorrisi/home/index.jsp

http://www.sanpaolo.org/fc/default.htm

 

per l'articolo completo vai al sito

 

 

 

per l'articolo completo vai al sito

2008-10-31

 

 

 

 

 

 

 

 

per l'articolo completo vai al sito

2008-10-31

 

per l'articolo completo vai al sito

2008-10-31

 

Vai alla HOME PAGE

Edito in Proprio e Responsabile STUDIO TECNICO DALESSANDRO GIACOMO

Responsabile Per. Ind. Giacomo Dalessandro

Riferimaneti Leggi e Normative : Michele Dalessandro - Organizzazione, impaginazione grafica: Francesca Dalessandro